L’altruismo patologico: perché e come uscirne

L’altruismo patologico: perché e come uscirne

L’altruismo patologico in sintesi è sacrificarsi in modo compulsivo e continuativo, ed è differente dall’altruismo in senso letterale: l’amore verso il prossimo, l’atteggiamento di chi orienta la sua opera verso il fine di trovare il bene proprio nel bene altrui. L’altruismo patologico caratterizza le dipendenze affettive, le relazioni tra pari senza reciprocità sentimentali, amicali, familiari, a volte anche professionali.

Che cos’è l’altruismo patologico?

  • dare sempre e comunque priorità ai bisogni e desideri altrui
  • rinunciare ai propri obiettivi personali per portare avanti quelli dell’altro
  • non riuscire a dire NO alle richieste altrui, senza sensi di colpa
  • non porre dei limiti all’esterno
  • non dedicarsi del tempo per sé
  • aiutare l’altro come obbligo autoimposto
  • non delegare per non appesantire con impegni il prossimo

Quando l’altruismo non è patologico?

  • l’empatia per le sofferenze del prossimo
  • l’amore incondizionato di un genitore verso il figlio bambino
  • comprendere e rispettare i bisogni altrui senza trascurare i propri
  • aiutare l’altro come scelta libera

Perché l’altruismo patologico ci danneggia?

Nell’altruismo patologico ci annulliamo, non rispondiamo ai nostri bisogni, l’unico bisogno che ci guida diventa conservare il legame per essere accettati e stimati, ottenere affetto, amore e protezione, evitare critiche, rifiuti e abbandoni.

Vivere costantemente in funzione dell’altro ci rende paradossalmente meno autonomi e lega la nostra autostima all’esterno.

Come uscire dall’altruismo patologico

La via da intraprendere per uscire dall’altruismo patologico passa per ricevere noi stessi e non solo offrire, accettare complimenti e affetto, soddisfare senza sensi di colpa i nostri bisogni.

L’autosacrificio cronico mina il benessere personale e l’autostima, occorre che riconosciamo il nostro valore e ci consideriamo meritevoli di accettazione, amore, affetto.

Se il percorso in questa direzione è troppo impegnativo da soli, possiamo rivolgerci ad uno psicoterapeuta, che ci sosterrà nello sviluppare la nostra identità all’interno di relazioni più autentiche e libere.

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Dr.ssa Lorena Ferrero administrator